venerdì 25 maggio 2012

Parola chiave: PIT

Sono un fan di Bruce Springsteen, e questo penso di avervelo già detto in più occasioni.

In 10 anni ho visto una trentina di concerti, e tra circa tre settimane vedrò il primo di 8 show di questo tour. Tanti, certo, senza dubbio, ma vabè, noi springsteeniani siamo mica a posto.

Ma non era questo che volevo dirvi. Volevo raccontarvi che in 10 anni ho visto ogni tipo di organizzazione davanti a stadi e palazzetti, gente che bivacca per giorni (giuro: se non ricordo male dei malati di mente hanno dormito davanti a San Siro già tre giorni prima del concerto) davanti ai cancelli, perdita di umanità, sicurezza con il sangue alla testa che non sa come gestire la classica ressa a imbuto all'entrata allo stadio, varie, eventuali.
Ma ho anche visto gettare acqua sulla gente in attesa (Udine 2009, per dirne una) per stemperare un po' il gran caldo, far entrare le persone camminando e in fila per due, distribuire bottigliette d'acqua e cose del genere.

Ora, dovete capire che la parola chiave, da 10 anni a questa parte, per ogni springsteeniano più o meno serio, è PIT. Con PIT si indica quella sorta di recinto transennato, all'interno del quale stanno circa 1500-2000 persone, che si trova proprio davanti al palco. Se si riesce a entrare lì, si è il più vicino possibile allo spettacolo, senza altre 20mila o più persone che spingono, perchè sono appunto separate dalla transenna.
A parte quando ho scelto in coscienza di prendere posto in tribuna, sono sempre andato nel PIT. Qualche volta arrivando la mattina del concerto, altre - lo ammetto, mea culpa - bivaccando, ma mai più di una notte. Anche perchè, dopo aver dormito all'addiaccio e in condizioni igieniche discutibili per una notte sull'asfalto antistante un palazzetto, aver atteso ore sotto il sole con l'apporto nutrizionale non proprio approvato da ogni dietologo, aver corso per qualche centinaio di metri fin sotto il palco come se fosse l'ultima cosa da fare nella vita, aver atteso ancora ore all'interno dello stadio, bè, per arrivare alla fine del concerto ci vuole il fisico. Ho visto gente inquadrata sui maxischermi che sui bis non aveva più la forza di cantare, l'occhio spento, l'energia esaurita, so di cosa parlo.

Bene, detto questo, va detto anche che c'è una falange di springsteeniani che vive nel culto del dolore, che pensa che è springsteeniano vero solo quello che soffre e immola corpo e anima all'asfalto degli stadi, e che quindi, in soldoni, se non arrivi almeno la notte prima dello show non sei degno, non meriti il PIT, figuriamoci la transenna.
Devo dirvi cosa ne penso? No, dai, l'avete già capito da soli.

Qualche settimana fa, gettando nel panico la massa di geni appena citati, gira la notizia - ufficiale, da parte degli organizzatori - che quest'anno sarebbe stato adottato il sistema della lotteria per il PIT, ovvero: dalle 8 alle 12 del giorno del concerto, a tutti i presenti con in mano il biglietto prato, sarebbe stato assegnato un numero, progressivo. Dopodichè, alle 12.30 circa, sarebbe stato estratto un numero, il primo a entrare nel PIT, fino a esaurimento dei posti disponibili. Facciamo un esempio: arrivo davanti a San Siro alle 11.55, prendo il numero 3000. Viene sorteggiato il 2999, vuol dire che io sarò la seconda persona a entrare nel PIT, e che, nell'ipotesi in cui lo stesso possa ospitare "solo" 2000 persone, quelli dal numero 1999 a 2998 rimarranno fuori, e si accomoderano poi sul prato esterno al PIT. Con questo sistema, niente più bivacchi, chi arriva la notte prima ha la stessa possibilità di essere in prima fila rispetto a chi arriva alle 11.59. E' la sorte a gestire il tutto, e a garantire un minimo di ricambio, che magari davanti ci va qualcuno che non ci è mai stato.

Mentre i lanzichenecchi si lamentavano, derubati delle loro medaglie conquistate con il sudore dell'asfalto, al tempo io davo il mio pieno appoggio all'idea, ma con il beneficio del dubbio, perchè se fosse mai diventata una cosa all'italiana, bè, disastro.

Ieri arriva un'altra comunicazione ufficiale, sempre da parte della Barley Arts, che ci omaggia addirittura del "decalogo per la lottery". In breve:
- a partire dalle 8 del mattino del giorno dello show vengono distribuiti 1500 braccialetti, a esaurimento, che sono già quelli che garantiscono l'ingresso nel PIT.
- alle 12.30 viene sorteggiato il primo numero che entrerà, con gli altri a seguire.
- alle 13 ci si mette in fila secondo l'ordine del sorteggio.
- alle 14 si entra nello stadio (e nel PIT) e lì si rimane.

Al di là del fatto che la cosa in sè non abbia il minimo senso, già vedo il panico diffondersi, gente con la paura di non essere tra quei primi 1500, e quindi via di nuovo ai bivacchi notturni, laddove si forma lo springsteeniano degno.
Ma poi, voglio dire, questi craniolesi della Barley Arts si rendono conto di cosa vuol dire entrare in uno stadio, sotto il sole cocente, già alle 14?

Un altro appunto: il 10 giugno Springsteen suona a Firenze, l'11 a Trieste. Immagino che dopo il concerto di Firenze se ne andrà placidamente a dormire, e poi partirà con calma il giorno dopo alla volta di Trieste. Il secondo palco, là, sarà già montato, ma il soundcheck? Dubito fortemente che possa essere fatto prima dell'ora di pranzo o del primo pomeriggio. E quindi, cosa succede, che i miracolati che entrano alle 14 partecipano attivamente al soundcheck?
E questa è solo una delle mille falle di questa eccezionale idea della lotteria all'italiana.

Per San Siro al momento non ho neanche ancora il biglietto, ma avevo già deciso di andare a Milano la mattina del concerto, e così farò. Niente notti, niente bivacchi, e pazienza se niente prima fila.
Una volta di più, mi tocca sperare che all'estero le cose siano diverse, e dubito saranno peggiori.

Con buona pace degli springsteeniani cresciuti con il culto del dolore.

martedì 22 maggio 2012

Sbando

All'indomani del primo turno di comunali e compagnia bella 2012, avevo scritto, in sostanza, che l'Italia era a un punto morto, in uno sbando assoluto in cui, in assenza di certezze, si cercava in qualche modo di protestare, non andando alle urne, votando Grillo, e via dicendo.

Ma a guardare bene, lo sbando è totale, non solo politico.

La bomba di Brindisi, con la pista mafiosa prima e l'ipotesi di un folle isolato dopo. Frammenti di video mandati in onda su tutti i TG, ronde organizzate in Puglia, con tutto quello che ne seguirà.

Il terremoto in Emilia, migliaia di sfollati, palazzi che crollano, capannoni che vengono giù come fatti di cartone, gente costretta a dormire in macchina, e il cammino della ricostruzione che sarà, come sempre, lungo.

E poi il secondo turno delle elezioni. Con la conferma della sconfitta del centrodestra, il lento avanzare del Movimento 5 Stelle, varie, eventuali.

Sullo sfondo, la Grecia che cerca in modo sempre più robusto di uscire dall'euro, perchè, lo sappiamo tutti, il primo Paese a mollare la moneta unica sarà anche il primo a uscire dalla crisi.

Allo sbando, gente.

martedì 15 maggio 2012

Quello Che Non (Ho)

No, non ho scritto in modo sbagliato il titolo di questo post.

La canzone di faber si intitola "Quello Che Non Ho", e il programma su La7 di Fazio e Saviano che ne scimmiotta il titolo è invece "Quello Che (Non) Ho".
Ma c'è di più.
Francesco Guccini, nel 1990, ha scritto "Quello Che Non", e sarà proprio il Vate di Pavana ad essere ospite questa sera su La7, insieme a un dedalo di personaggi come Papaleo, Germano, Piovani, Gramellini, e, tra gli altri, Vinicio Capossela.
Dal mio punto di vista, come sprecare ospiti di questo livello, buttandoli nel tritatutto mediatico e impastandoli per due ore e mezza.

Ieri non l'ho visto tutto, Quello Che (Non) Ho.

Non l'ho visto tutto per vari motivi:

1. Fabio Fazio non mi piace e non mi è mai piaciuto. E' un ottimo autore, ma come conduttore è del tutto insufficiente. Non ha il carisma adatto, non ha la cattiveria positiva adatta a certe domande, è tutto sommato un perbenista (o democristiano?) che fatica a scivolare su temi più spinosi, non è una spalla nè un primo attore. Ha una smisurata stima e passione per Fabrizio De Andrè, e questo è un bene, ma non vuol dire che ogni due per tre ci si debba appigliare.

2. Roberto Saviano non mi piace e non mi è mai piaciuto. Nel senso, il suo lavoro - quello di Gomorra - è degno di grandissimo rispetto, ed è anche un non più giovane trentenne molto simpatico (ho sentito qualche mese fa un'intervista a Radio DeeJay dove emergeva il suo lato più "leggero"), ma, oltre a non essere per niente telegenico, purtroppo riesce a far emergere quasi solo il suo lato più pretizio, buttandosi in lunghissime prediche da santone eremita, prolisse, pesanti, e alla fine amaramente noiose.

3. Luciana Littizzetto non mi piace e non è mai piaciute. Uguale a se stessa da anni e, soprattutto, fuori luogo. Ricordata l'assurdo intervento proprio nello speciale di Che Tempo Che Fa dedicato a De Andrè? No? Bene, meglio così. E se invece ve lo ricordate, cercate di cancellarlo per sempre dalla vostra memoria, e mandate nel dimenticatoio anche la Littizzetto, non soffrirete.

4. Da quello che ho visto, e poi letto, il programma è una copia carbone di quello fatto a suo tempo su Rai3. Stessa struttura, stessi tempi, stessi ospiti, stesso tutto. Va bene, squadra che vince non si cambia, ma ci sono dei limiti.

5. Gli ospiti: ieri sera nel maelstrom (o minestrone, fate voi) di La7 c'erano Favino, Avati, Olmi, Gualazzi, i Litfiba, Paolo Rossi, Gad Lerner, Marco Travaglio, più gli ospiti fissi Littizzetto, Elisa e non so chi altro. Troppa, troppa roba.

Ci sono altri motivi per cui non ho visto tutto il programma, e di certo non lo vedrò stasera (recupererò poi i video di Guccini e Vinicio su youtube), ma quelli citati mi sembrano più che sufficienti.

L'unica cosa che salvo è il monologo di Travaglio, sempre un po' uguale a se stesso, ma di certo efficace. Quando ha cominciato a parlare Lerner ho cambiato canale.

martedì 8 maggio 2012

Punto. E virgola.

Cerchiamo di fare il punto della situazione pseudopolitica attuale.

Domenica il "non amico" dello psiconano, Sarkozy, si è preso la sua bella randellata sui denti, abbandonando l'Eliseo nelle mani di Hollande.
Per inciso, non si sa se Carlà abbia pianto o riso, il botulino le ha ormai negato ogni espressione facciale.

Nel frattempo, nella piccola Italia politica delle amministrative e comunali, sono di fatto emerse tre cose da tener presente:

1. i veneti sono un popolo a sè stante, da internare in blocco. La Lega è ormai palesemente allo sbando, con il Trota in esilio e l'Umberto, il povero Umberto che a inizio anni '90 girava in canottiera e ce l'aveva duro e portava una pioggia di voti (di protesta, va detto, ma sempre voti sono) nelle tasche del neonato partito, oggi bofonchia qualcosa di difficilmente comprensibile nei microfoni delle piazze, mentre Maroni è pronto a fargli le scarpe. Peccato che proprio Maroni abbia pubblicamente dichiarato che l'unico programma attuale della Lega è remare contro al governo Monti. Molto costruttivo, senza dubbio. Bene, con questi presupposti, questi minus habens dei veneti cosa fanno? Consegnano Verona nelle mani di Tosi, con quasi il 60% di preferenze. Il "centrodestra" (PDL, Casini, Fini e altre zozzerie) si ferma sotto il 9%.

2. l'Italia intera, ci fossero oggi le elezioni politiche, molto probabilmente non saprebbe chi votare. Il "centrodestra", che solo in un teatro di burattini potrebbe essere saldamente guidato da Alfano, è allo sbando più totale, racimolando voti in quantità solo in luoghi ameni come Lecce, Catanzaro, Frosinone, Gorizia, Trani e poco altro, voti frutto di un indubitabile investimento monetario, e quasi sempre finendo invece anche fuori dai ballottaggi, a sottolineare come sia finita un'era.

3. Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle potrebbero rappresentare un vero terzo polo, tramontato ormai quello ipotizzato da Fini dopo l'addio allo psiconano.

In definitiva, senza dubbio la tendenza è più verso il centrosinistra, ma senza un'idea chiara e precisa, preferendo spesso e volentieri le liste civiche, o Grillo, e quindi in qualche modo un voto di protesta.

Il governo Monti non sta certo facendo tutto il bene possibile per il Paese e soprattutto per i cittadini, ma se dovesse cadere, e per qualche malaugurato caso si andasse a votare in un futuro prossimo, la situazione sarebbe drammatica, senza riferimenti e soprattutto senza direzioni.

Siamo a un punto morto. O a un punto e virgola.

mercoledì 2 maggio 2012

primomaggio

Ieri, 1 maggio 2012.

Da un paio d'anni vado più o meno regolarmente a correre, e quindi ieri ho partecipato al GP Provincia di Vercelli (10km, chiusi con un discreto 51'23"), beneficiando di quell'ora in cui magicamente aveva deciso di smettere di diluviare.

Nel pomeriggio, a Roma, in piazza San Giovanni, c'è stato l'ormai tradizionale "concertone" del 1 maggio.

Non l'ho praticamente mai guardato in tv, e nemmeno quest'anno ci ho perso tempo. E dico "perso tempo" a ragion veduta, perchè ne ho letto solo un gran male.
Al di là del fatto che i nomi in cartellone non mi interessavano più di tanto (Almamegretta, Caparezza, Marina Rei e altri, tutta gente abbastanza lontana dai miei gusti musicali), gli unici che invece sarebbe valsa la pena vedere - e probabilmente gli unici rappresentanti dell'indie rock italiano - ovvero gli Afterhours, sono stati malamente tagliati dalla scaletta, per una serie di sforamenti temporali.

Ovvio, nel momento in cui metti insieme un carrozzone zeppo di gag inutili e tempi morti (così leggo), e decidi di far cantare a tutti delle cover (?), poi le cose possono solo peggiorare.

Un'ulteriore occasione persa, come se ce ne fosse bisogno.

Non solo: in un Paese in cui continuano i suicidi per la perdita del lavoro, altri soldi buttati via, da Roma, dallo Stato, dai Sindacati.

Che amarezza.