lunedì 27 dicembre 2010

Regali ricevuti

Quest'anno a Natale è andata bene: niente doppioni, niente cose che una volta scartate mi hanno fatto dire "chemmenefaccio?", niente cose banali e comprate perchè qualcuno "doveva" farmi un regalo.

Condivido con voi qualcuno dei regali ricevuti. Le foto sono pessime, siete avvertiti, e alcune le ho proprio dovute cestinare, ragion per cui la lista rimane incompleta...



















...più un giubbotto, un maglione, qualche altra maglietta, qualche altro libro, e non so più cosa... ;-)

Grazie a tutti!

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale!!! (musicalmente parlando) - 2010


Come già lo scorso anno, anche a questo giro pubblico la tracklist del cd natalizio che ho dato agli amici (e che darò in colpevole ritardo). Ne ho fatte due versioni, che differiscono solo per la prima traccia, distribuite casualmente...

1a. The Mamas and the Papas - Make your own kind of music
1b. Van Halen / John Lennon - Jump / Imagine
2. Lowlands - Only rain
3. Cocktail Slippers - Saint Valentine's Day massacre
4. Michael McDermott - 20 miles south of nowhere
5. Chuck Ragan - Glory
6. Joe D'Urso & Lorenzo Semprini - Never missed you more (Live Lugo 2009)
7. The Pogues - Fairytale of New York
8. Tom Waits - Hold on
9. Flogging Molly - If I ever leave this world alive (live)
10. Lucero - The Devil and Maggie Chascarillo
11. Alejandro Escovedo - Always a friend (live)
12. Antonio Zirilli - Growin' up
13. Southside Johnny & The Asbury Jukes - Bring it home to me
14. Counting Crows - Rain King (live)
15. The Gaslight Anthem - Blue jeans & white t-shirts
16. Neil Young - My my, hey hey
17. Bruce Springsteen - The Promise ('78)

domenica 19 dicembre 2010

Tempo di bilanci 2 - Libri

Molti dei libri che ho letto quest'anno non li ricordo, o li confondo con quelli del 2009, ma in fondo non è così importante... Ecco quindi un altro elenco alla rinfusa, di libri letti, o riletti, o ripresi in mano, negli ultimi 12 mesi...

- Joe R. Lansdale: La notte del Drive-In
- Joe R. Lansdale: Una stagione selvaggia
- Joe R. Lansdale: Mucho Mojo
- Joe R. Lansdale: Il mambo degli orsi
- Joe R. Lansdale: La sottile linea scura
- Glenn Cooper: La biblioteca dei morti
- Cody McFadyen: Io confesso
- Cody McFadyen: Abandoned
- Stephen King: La zona morta
- Stephen King: Cujo
- Stephen King: Pet semetary
- Stephen King: Full dark, no stars
- Ken Follett: The pillars of the earth
- Joseph Wambaugh: Hollywood station
- Joseph Wambaugh: Hollywood moon
- Giorgio Faletti: Appunti di un venditore di donne
- Francesco Guccini: Non so che viso avesse
- Marina Petrillo: Nativo americano
- Louis P. Masur: Runaway dream
- Gianluca Morozzi: Nato per rincorrere
- Marco Quaroni: Fuga da bar in sol minore

...e ovviamente un tot di altri che adesso non ricordo.

venerdì 17 dicembre 2010

Regali di Natale

Ormai siamo al 17 dicembre (venerdì 17, per la precisione, e nevica), e, visto che mi sono mosso con largo anticipo, ho praticamente finito i regali di Natale di quest'anno.

Non sto a scrivere nel dettaglio cos'ho preso a amici e parenti (non faccio mille regali, ma quei pochi devono avere un senso), anche perchè chissà, potrebbero anche leggere queste righe e rovinarsi la sorpresa, ma come ogni anno anche a questo giro ho impacchettato qualche libro, che non fa mai male.

Ora, da tempo ho smesso di fare i famigerati "bigliettini" natalizi che tanto piacciono alle donne, perchè è una cosa che non mi ha mai conquistato fino in fondo. Però la dedica nei libri, quella sì. Perchè è importante, è un ricordo in più, e soprattutto comunica a chi quel libro lo riceve che ci hai pensato, che ci hai messo qualcosa di tuo. E se poi il libro risulta un doppione, e con la dedica non si può riciclare, bè, pazienza.

Perchè in fondo, qual è l'aspetto importante dei regali natalizi? Non certo il lato economico, chissenefrega se una cosa è costata mezzo stipendio o "solo" tanta energia e buona volontà. I regali fatti per forza, quelli per cui si entra in negozio all'ultimo momento, ci si fa impacchettare qualcosa da una commessa annoiata e sbuffante, non fanno per me (e infatti quasi tutti li incarto io, con risultati imbarazzanti). E' sbagliato dire che "basta il pensiero", ma invece si deve capire che il pensiero lo si è messo.

Detto questo, io il mio regalo di Natale l'ho già avuto, con qualche giorno di anticipo:


lunedì 13 dicembre 2010

Tempo di bilanci 1 - Musica

Ma no, che avete capito, qui si parla di cose serie, mica di propositi per l'anno prossimo e menate del genere.

Mi sembra giusto condividere con voi, Lettori Fedeli, la musica che ho ascoltato, i libri che ho letto, i film che ho visto in questo 2010. E magari, se riesco a mettere insieme le tessere della memoria, anche i concerti a cui sono andato. Ma è più complicato.

In questo primo post elencherò senza alcuna pretesa di ordine gli album che ho ascoltato negli ultimi dodici mesi: non si tratta per forza di cose nuovissime, magari sono dischi vecchi di trent'anni che ho rimesso su e riscoperto, chi lo sa. Vi consiglio solo di segnarvi nomi e titoli, e di buttarci un orecchio.

- Bruce Springsteen: Darkness on the edge of town
- Bruce Springsteen: Tunnel of love
- Bruce Springsteen: The Promise
- Willie Nile: The Innocent Ones
- Willie Nile: Streets of New York
- Lowlands: Radio & Kitchen sessions
- Lowlands: Gypsy Child
- Miami & The Groovers: The Official Bootleg
- Cesare Carugi: Open 24 Hrs
- Daniele Tenca: Blues for the working class
- Jesse Malin: The fine art of self destruction
- Jesse Malin: Love it to life
- Tom Waits: Mule variations
- The Pogues: If I should fall from grace with God
- Alejandro Escovedo: Streets songs of love
- Ben Harper: There will be a light
- Cheap Wine: Spirits
- Chuck Ragan: Gold Country
- Elvis Presley: Aloha from Hawaii via satellite
- Jakob Dylan: Women and country
- John Hiatt: The Open Road
- Lucero: 1372 Overton Park
- Michael McDermott: 620 W Surf
- Mumford & Sons: Sigh no more
- The Gaslight Anthem: American Slang
- Marah: Life is a problem
- Son Volt: American Central Dust
- Ryan Bingham: Junky Star
- Will T. Massey: Will T. Massey
- Artisti vari: For You 2
- Antonio Zirilli & The Blastwaves: Trying to get out

più una valanga di bootleg e molti altri album che non mi vengono in mente adesso... Ma direi che questi vi bastano per un po'.

Enjoy!

lunedì 6 dicembre 2010

Confini

E' inutile che ve lo dica io, perchè avrete guardato anche voi quotidiani, internet e telegiornali, ma mentre cala - finalmente, dico io - un po' d'ombra sulla vicenda di Sarah Scazzi, ecco che invece fasci di luce arrivano a illuminare la storia di Yara, che sembra ormai destinata a un epilogo poco felice.

In soldoni, sembra che la prima testimonianza (del ragazzo che l'avrebbe vista con due uomini adulti, immediatamente tacciato di bugiarderia) non fosse poi così campata in aria, e che in effetti tre persone abbiano rapito Yara, l'abbiano portata chissà dove, le abbiano fatto tutto quello che possiamo ben immaginare, e alla fine se se siano sbarazzati. Dico sembra perchè da una parte credo molto poco ai giornali, sempre più pressapochisti ma vogliosi di regalare al pubblico pagante un nuovo episodio di cronaca nera morboso e lugubre, e dall'altra le notizie sono fresche fresche, e quindi non si sa ancora bene cosa sia vero e cosa no.

Ora, al di là della tragedia in sè, la reazione immediata del bergamasco (ricordiamocelo: parliamo di un paesello in cui la Lega ha il 63% dei consensi, e già questo dovrebbe far riflettere) è quella di prendere i forconi e le pietre e di dare una lezione al marocchino che avrebbe rapito Yara con gli altri due (italiani, invece).

A questo si aggiunge il fatto che ieri un tunisino (senza patente e drogato) ha travolto e ucciso sette ciclisti, dalle parti di Catanzaro.

Ovvio che tra i due fatti non ci sia alcun nesso, ma è inevitabile gli episodi di razzismo e i vari "bisogna chiudere le frontiere italiane" si moltiplicheranno, nelle prossime ore.

Io non ho mai fatto mistero del mio pensiero: la politica nei confronti di chi arriva clandestinamente in Italia è esageratamente morbida, e il perchè è presto detto. I clandestini fanno comodo alla malavita, che li usa per spacciare droga, spostare soldi e per far girare la prostituzione, il tutto con un costo ridicolo. E fanno comodo anche alle imprese di costruzione e simili, che li usano per lavori brevi, li pagano (pochissimo) e poi li scaricano senza tante storie. Minima spesa, massima resa, come spesso accade.

E poi noi siamo l'Italia, il Belpaese, mica possiamo rispedirli tutti al mittente con grasse pedate nel sedere, no?

Tutto questo senza alcun sentimento leghista, intendiamoci, sto solo ribadendo quello che dico da sempre, come da sempre dico che se il figlio di un extracomunitario nasce in Italia, si adatta agli usi e costumi del posto, parla l'italiano e via dicendo, va considerato italiano a tutti gli effetti.

Però questo è sempre più un Paese in cui si fa sempre in fretta a dire le cose senza collegare il cervello, e in cui si arriva sempre troppo tardi a farle, le cose, con un minimo di buon senso.

sabato 27 novembre 2010

Sul tetto del mondo


Sarà perchè sono un appassionato di sigari (toscani, ma non solo) anch'io, ma dopo che il buon Bersani, paglia tra i denti, si è issato sul tetto della Sapienza di Roma, da anonimo quale mi sembrava, mi è sembrato di colpo più simpatico.

Sarà un caso che il Silvio nazionale, imbolsito, gonfio, con i capelli finti e tutto il resto, mi stia invece sempre più antipatico? Mah, non so mica.

Detto questo, non voglio entrare nel merito della storia della riforma universitaria, ma solo sottolinearne un passaggio: secondo l'infausto documento, ai professori migliori andrebbe una mensilità premio in più.

Fermiamoci un attimo a riflettere su cosa possa significare essere migliori. Si terrà forse conto della preparazione e formazione del docente? Certo che no, perchè questo vorrebbe dire valutarne il curriculum e procedere con il bilancino a tutta una serie di ragionamenti complessi e probabilmente inconcludenti.

E allora toccherebbe procedere con una qualche valutazione, ma secondo quale metro? Ci può essere un professore di Diritto Privato migliore di uno di Semiologia? Si scontreranno Filologia Romanza e Storia Antica? E soprattutto, a chi verrà in messo in mano il potere di valutare il docente?

Una risposta sensata darebbe il potere agli studenti, ma anche lì, saremmo daccapo: quanti voterebbero il professore più preparato e in grado di trasmettere passione e sapere, a scapito invece di quello che ha poca voglia di insegnare, ma che fa poi passare tutti all'esame con la media del 30?

Insomma, l'idea è pessima e fa acqua da tutte le parti, senza contare il fatto che inevitabilmente porterebbe a una competizione tra docenti per qualche euro in più di stipendio, invece di metterli in condizioni di svolgere il loro mestiere nel migliore dei modi.

Tutto male, tutto male.

venerdì 19 novembre 2010

Nomi e cognomi: Amazon.de vs Bol.it

Se ci fosse ancora bisogno di qualche conferma, siamo il Paese delle banane.

I motivi sono chiari e lampanti per tutti, ma ecco che, quando pensavo che cose del genere fossero ormai finite nel dimenticatoio, spunta qualcosa di nuovo (o di vecchio, a seconda).

Dunque, venerdì scorso ho fatto un ordine online su Amazon.de. Ho comprato tutta roba americana (il cofanetto nuovo di Springsteen, qualche libro, qualche regalo di Natale: 13 oggetti in totale), e visto che ormai ogni singolo pacchetto proveniente dagli USA viene placcato alla dogana, che mette i suoi bei balzelli (pari, se non sbaglio, al 25% circa del valore della merce), tra spedizione e altro, per quanto assurdo, la filiale tedesca di Amazon era la soluzione migliore a livello di prezzi, rapidità di consegna e comodità.
C'era il piccolissimo problema che la mia conoscenza della lingua teutonica è praticamente nulla, cosa cui però sono riuscito a ovviare con il valente aiuto di Google Translate, giunto ormai a livelli più che dignitosi. Quindi, con pochissime difficoltà, alle 16.24 di venerdì 12 novembre piazzo il mio ordine con l'ultimo click, e attendo.

Alle 18.55 arriva la mail in cui mi si comunica che il pacco è partito, affidato alle amorevoli cure dell'UPS, e che lunedì 15 sarebbe stato consegnato. Badate, non danno alternative e non sono possibilisti: a meno di una guerra nucleare, il 15 il nostro pacco ti arriva, è il loro messaggio.

Puntualissimo, alle 12.25 di lunedì 15 novembre il pacco mi viene recapitato, imballato in modo egregio, senza una sbavatura.

Il giorno dopo, visto che purtroppo ogni tanto devo comprare anche roba italica, piazzo un ordine su Bol.it (sito da cui mi ero già servito in passato senza grandi problemi). Questa volta non c'è neanche l'ostacolo della lingua, e alle 12.35 del 16 novembre mi arriva la conferma dell'ordine.
Ma qui si comincia a scricchiolare: spedizione prevista entro il 23 novembre e consegna prevista entro il 25. Tutto un mah, un se, un magari.

Dopodichè, magicamente, quando vado a controllare lo stato dell'ordine, sparisce un libro. Chiedo nuove via mail al servizio clienti (che altrimenti si potrebbe contattare solo con un salatissimo numero 199), e dopo un bel 36 ore questi rispondono che ci sono stati dei problemi di reperibilità, per cui amen, gli dispiace, ma ormai l'ordine è in lavorazione, per cui non si può più toccare.

A oggi, dopo tre giorni lavorativi, 3 libri risultano "in fase di reperimento" e uno "preparazione in corso". Se tutto va bene, forse (forse) giovedì prossimo arriveranno. Sempre che il corriere non abbia di meglio da fare.

Ricapitolando:
dalla Germania, 13 oggetti diversi tra di loro sono arrivati in un tempo lavorativo di poche ore, e se vogliamo essere pignoli, dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina.
dall'Italia, pochi libri ci mettono, nel migliore dei casi, 7 giorni lavorativi.

Nell'attesa che arrivi Amazon.it (forse ci siamo), traete voi le vostre conclusioni.

lunedì 15 novembre 2010

Formula Giovane

Ieri si è concluso il campionato di Formula 1.

Ora, per quanto mi piacciano i motori (anche se alle auto preferisco le moto) e tutto il resto, ammetto che da qualche anno non seguo più la F1 come prima. Un po' perchè avevo già avuto una battuta d'arresto nel 1994, dopo la morte di Senna, un po' perchè mi dà fastidio vedere che le regole vengono cambiate continuamente, spesso in corso d'opera, nel vano tentativo di trovare nuovo pubblico, nuovi stimoli, nuovi telespettatori.

Ultimamente hanno tolto il rifornimento, e ok, ma continuano a costringere i nostri amici piloti a fermarsi ai box a cambiare le gomme, quindi alla fine della fiera la strategia di ingegneri e meccanici è sempre fondamentale, e questo si è visto pure ieri.

Poi si sono inventati GP dall'altra parte del mondo, costruendo ad hoc circuiti all'ultimo secondo, e ovviamente tralasciando la (non) variabile della pioggia, facendo slittare l'orario di partenza, saltare le prove, varie, eventuali.

Ma in tutto questo, la cosa fondamentale è che, almeno per quanto riguarda i grandi team, il bilancio è clamorosamente in ROSSO. Intendiamoci, i bilanci in quanto tali vengono palesemente falsati, grazie alle abili mosse di contabili e ragionieri, ma ricordo perfettamente di aver letto che l'intero budget di uno dei team minori (la Minardi del caso, per intenderci) era più basso del singolo ingaggio di un pilota da parte di un team maggiore (l'Alonso del caso).

Bene, anche per questo sono più che mai contento che la Red Bull abbia vinto il campionato costruttori, e che ieri Vettel si sia laureato campione del mondo. Intendiamoci, la Red Bull non è la squadra più povera del mondo, ma in 5 anni è riuscita ad arrivare alla vetta della F1, e ha scelto di puntare su un pilota giovane, una scommessa del vivaio. Basta con McLaren, Ferrari (mi spiace per Alonso, ok, ma basta dei piagnucolii di Massa) e tutti gli altri, si lasci il giusto spazio a chi merita.

Webber, bistrattato dalla sua stessa scuderia, è ormai condannato a un ruolo da scudiero, ma ci sono altri, Petrov e Kubica in testa, che continuano a dimostrare di avere la stoffa del pilota vero, oltre che delle gran palle quadrate.

Largo ai giovani, e basta con i soliti nomi.

sabato 30 ottobre 2010

LOVE ME TONIGHT 2010 (omaggio a Roberta Caracci)


Un po' di autopromozione fa sempre bene, dai...

giovedì 21 ottobre 2010

Lowlands - Gypsy Child [recensione]


Quando Ed Abbiati, capitano dei Lowlands, mi aveva parlato di questo loro nuovo disco, in primavera o giù di lì, me lo aveva descritto come un "disco rock".

E quindi ecco che io, quando l'ho ascoltato per la prima volta, sabato scorso, a un'ora improbabile della notte, mi aspettavo batteria da tutte le parti, chitarre elettriche distorte, ritmi elevatissimi e via dicendo, e al tempo stesso mi riusciva difficile immaginare un trasformazione così repentina del gruppo, soprattutto dopo il mini tour acustico che li aveva portati in giro per l'Italia.

Bene, il disco si apre con un'accarezzata di chitarra acustica, e la title track si fa largo nell'ascoltatore incuriosendolo in modo accattivante.

Ma è poi con la traccia 2, Only rain, che l'album prende la sua prima impennata: nel brano c'è tutto, dalla chitarra elettrica di Roberto Diana al violino (sempre elettrico) di Chiara Giacobbe, senza dimenticare i cori di Chris Cacavas (che ha curato il mixaggio di tutto il disco) e l'Hammond, col risultato di un suono rotondo e pieno, che si può tradurre proprio con "rock". E da qui in poi ho capito cosa intendeva Ed quando mi aveva parlato così di Gypsy Child.

Nelle 11 tracce del disco c'è di tutto, dalle ballate acustiche e intimiste al suono quasi da carillon di Cheap little paintings, passando per il bellissimo crescendo di Without a sigh, per arrivare alla seconda perla, che è Life's beautiful lies, splendida.

I 42 minuti e rotti dell'album si chiudono con la ballata malinconica e dalle sonorità vagamente irish di Blow blue wind blow, con il vento a spazzare via la polvere e a portare una sferzata di pioggia sugli ultimi solchi del disco.

I credits sono zeppi di ospiti, dal già citato Chris Cacavas a Tim Rogers, da Mile Brenner a Amanda Shires e tanti altri, che, uniti ai già numerosi (sette) Lowlands, danno vita a un disco bellissimo, da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto da avere e da regalare agli amici.

p.s. sabato 6 novembre i Lowlands suoneranno allo Spaziomusica di Pavia, ci vediamo là!

mercoledì 13 ottobre 2010

Al bando


L'ho detto e ripetuto, e ormai sapete tutti della mia scarsa simpatia nei confronti del dio Pallone.

Perchè è sempre lì in televisione a dirci cosa guardare e cosa no, o a propinarci di non uscire perchè il sabato sera c'è il derby, o a spalmare fino a sei partite nell'arco di un weekend, facendo sbavare gli utenti di tv satellitari, digitali terrestri, vattelapesca.

Bene, ieri sera non avrei comunque visto la partita (uno squallido Italia-Serbia di qualificazione, a Genova), quindi ho saputo di tutto lo scempio solo questa mattina, dai giornali.

35 minuti di ritardo per il calcio d'inizio, 5 minuti e 36 secondi giocati, l'Italia che vincerà 3-0 a tavolino.

Questo perchè un beota, tale Ivan di Serbia, armato di passamontagna, maglietta con teschio, tatuaggi e pinze di ferro, si è fatto capopopolo, ha aperto le griglie di protezione, ha incitato i suoi al delirio (questo dopo aver già spintonato e spaventato il povero portiere della nazionale serba all'arrivo allo stadio, che giustamente si è poi rifiutato di entrare in campo).

Una persona sana di mente si chiederebbe come è mai possibile che dentro lo stadio siano entrate delle pinze in grado di tagliare come il burro una rete di protezione, ma il brutto è che, a detta degli stessi agenti, in curva c'era un intero arsenale. E il questore, poverino, cosa dice? Che "è difficile fermare duemila persone che vogliono entrare".

Io davanti a queste cose non so cosa dire.

Il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini. Il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie.

E fin qui siamo tutti d'accordo, e nessuno provi a fiatare.

Ma dei tifosi, ne vogliamo parlare?

venerdì 8 ottobre 2010

Sommariamente


Ormai lo sappiamo tutti, dopo 42 giorni di ricerche, varie piste seguite e vari colpevoli ipotizzati, Sarah Scazzi non c'è più.

Non era scappata, non aveva previsto la sua stessa fuga, non aveva lasciato briciole di pane come Pollicino per farsi trovare, ma è stata uccisa e violentata dallo zio Michè, faccia consumata dal sole e mani impastate di terra, oggi additato da tutti come il mostro di Avetrana.

Una parte della sua vita trascorsa in Germania, soldi da parte per comprarsi le terre giù al sud, e poi lunghe giornate dall'alba al tramonto a zappare e coltivare. Una storia come tante, insomma, ma da qualche parte qualcosa è scoppiato, è andato storto, ha perso la diritta via, e chi ci è andato di mezzo è stata una ragazza di quindici anni. Non perdiamo tempo a cercare un senso o una giustizia, perchè non ci sono.

C'è chi comincia a dire che sì, si capiva, è stato lui, certo, figuriamoci, con quelle lunghe interviste rilasciate a giornali e tv, e poi con la storia del telefonino... Come spesso accade con le vicende di cronaca nera, non ho seguito i dettagli dell'indagine, ma l'unico dubbio che mi può venire adesso è relativo al fatto che magari lo zio Michè non ha agito solo. Dubito che lo sapremo mai, chi lo sa.

E adesso? Le indagini proseguiranno, ci saranno autopsia e esami vari sul corpo di Sarah, poi il processo, l'appello, la cassazione, con il risultato che fra chissà quanto (comunque dopo il suo sessantesimo compleanno) lo zio Michè verrà condannato, forse nemmeno all'ergastolo.
Ora, io non sono qui a dire che la pena di morte sarebbe la condanna migliore, perchè non sono la persona adatta a dire una cosa del genere. Di sicuro una ventina d'anni passati in carcere duro, a pane e acqua, a spaccare le pietre, senza visite o permessi di sorta sarebbero già un passo avanti.

Oppure bisognerebbe darlo in pasto alla folla, e lasciare che la giustizia sommaria faccia il suo corso.

Ricordandoci però che così facendo ci si abbasserebbe al suo livello, e si tornerebbe ad essere degli animali.

p.s. non che io abbia alcun rispetto residuo per la televisione, ma la comunicazione del ritrovamento di Sarah dato in diretta alla madre dalla Sciarelli, così come l'immediata esposizione mediatica del fratello o di chi altri (La vita in diretta, Pomeriggio cinque e tutto il resto, calderone di avvoltoi che fanno un mestiere di sicuro diverso da quello dei giornalisti) mi sembrano fatti televisivi enormemente più gravi di quando Morgan è stato allontanato dalla Rai dopo aver ammesso di far uso di droghe. Prendete il telecomando una buona volta e spegnete tutto, per cortesia (opinione che condivide, almeno in parte, l'amico Gabriele Molinari).

martedì 5 ottobre 2010

For You 2 [recensione]


Ma sì, dai, una recensione ogni tanto ci può stare, perchè ogni tanto i cd li compro anch'io, soprattutto se dentro ci trovo amici, musicisti di provincia, gente capace di fare rock migliore dei grandi nomi, senza sentirsi chissà chi e senza farsi pagare cifre astronomiche, con ancora ben in testa cosa voglia dire fare musica.

For You 2, prodotto dall'amico Ermanno Labianca, è il seguito ideale di quel For You che più di 15 anni fa aveva recato omaggio a un certo Bruce Springsteen, facendo cantare alcuni dei suoi brani a gente come Luca Barbarossa, Rossana Casale e altri.

Ma se allora c'era una grande Casa a curare la distribuzione, e artisti più o meno famosi a riempire le tracce del disco, oggi invece l'opera è quasi un "from fans for fans", come spesso capita di leggere sulle (bellissime, talvolta) copertine dei bootleg che girano nel circuito springsteeniano. Perchè il tutto è prodotto e distribuito dallo stesso Ermanno, e dentro i 2 cd troviamo i Miami & The Groovers, Daniele Tenca, Antonio Zirilli e tanti altri, nomi noti per chi da anni macina chilometri per andarli a sentire nel club e nei pub misconosciuti di mezza Italia, ma forse sconosciuti ai più. E, neanche a dirlo, gente che meriterebbe una gran fortuna, e che invece continua a spremere sudore su scricchiolanti palchi di legno per una birra, un pasto caldo e poco più.

Intendiamoci, tra le 25 tracce dei due cd, ce ne sono alcune che brillano più di altre: molto belle It's hard to be a saint in the city di Maffoni e Johnny Bye Bye di Brando, riuscita la versione blues di Factory di Daniele Tenca, decostruita e sconvolta l'interpretazione di Growin' Up di Antonio Zirilli, e plauso per Soul Driver dei Lowlands e Shut out the light dei Miami & The Groovers. In un ipotetico podio allargato metterei questi sei pezzi, e appena un gradino sotto Better days, dei Wild Junkers, molto vicina all'originale, e Youngstown, interpretata live dai Cheap Wine.

Per quanto riguarda il resto, c'è qualcosa che devo ancora metabolizzare e altro che non mi è piaciuto proprio, e qualcosina che mi lascia proprio freddo, probabilmente anche per la scelta di alcuni brani che già nella versione originale non mi faceva impazzire.

Rimane comunque un doppio cd piacevole e da avere per ogni springsteeniano puro e duro, ma forse anche di più per chi si vuole allontanare un attimo dagli artisti dei grandi stadi e avvicinarsi a quelli più "vicini", in tutti i sensi.

lunedì 4 ottobre 2010

All'ultimo sangue

Ieri finalmente ho visto una bella gara in MotoGP, con un finale scoppiettante, divertente, maschio.

Neanche a dirlo, il merito va al Dottor Rossi, e questo fa pensare che, nonostante l'elettronica eccessiva sui prototipi in gara e tutte le altre diavolerie con cui appesantiscono (per quanto riguarda la guida pura e dura) la moto, una gara con Valentino in forma è sempre qualcosa di diverso da una normale.

Detto questo, il prossimo campione del mondo Jorge Lorenzo non ne aveva quanto il Dottore, e quindi ha preso paga, ma gli va riconosciuto il coraggio di un attacco negli ultimi giri, senza troppo timore reverenziale. Un corpo a corpo come ai vecchi tempi, con tanto di sportellate, spalla contro spalla.

Tutto bene, se non fosse che alla fine l'ispanico si è lamentato, in casa e in piazza, e la Yamaha ha sculacciato pubblicamente Valentino con un richiamo scritto in cui, tra le righe ma nemmeno troppo, gli si dice che per stavolta passi, ma nelle prossime gare non deve più fare il birichino, perchè Lorenzo deve vincere il Mondiale senza troppi problemi.

Ora, stiamo parlando di Valentino Rossi, probabilmente il più grande pilota di moto di tutti i tempi, nonchè della persona che ha reso possibile la rinascita della Yamaha. E lo prendiamo a pesci in faccia? Gli diciamo di non essere quello che è? Ma per cortesia.

Purtroppo temo però che nelle ultime gare la Yamaha gli darà una moto a pedali, o gli spegnerà qualcosa dai box, per evitarsi problemi.

Perchè nei duelli all'ultimo sangue Valentino non ha ancora trovato un rivale degno, e questo lo sanno tutti.

Anche Lorenzo.

sabato 11 settembre 2010

8.46 ora locale

This is a prayer for our fallen brothers and sisters.

mercoledì 8 settembre 2010

Ics Factor


Ebbene sì, lo scorso anno, senza mai averne vista prima neanche mezza puntata, mi sono appassionato a X-Factor. Programma fatto veramente male, microfoni aperti a caso in pieno stile Rai, buonismi e tutto il resto, ma la musica, qua e là, sembrava davvero esserci. Mi piacevano Damiano, in qualche modo le Yavanna, Giuliano e, anche se lontano da come intendo la musica io, Marco Mengoni. E poi, non sto a nasconderlo, mi piaceva Morgan, uno dalla conoscenza e cultura musicale come pochi altri.

Bene, in questi giorni non ho visto provini nè niente, ma ieri sera ho guardato la prima puntata di questa edizione, e mi sono reso conto che, al di là dei nuovi giudici (a parte la Maionchi, Elio sembra l'unico capace, Ruggeri è simpatico ma riciclato da Mistero, Anna Tatangelo lasciamo perdere), gli autori hanno davvero esagerato, cercando molto più i casi umani che non i talenti musicali.

Per esempio, c'è Stefano, che balbetta pesantemente (ma non quando canta) ed è strabico, e tutti giù a dire che è bravissimo e che emoziona con la voce, senza aver bisogno di parlare.

C'è Sofia, dal padre disperso, e tutti giù a dire che sì, è bravissima (mah) e che "c'è qualcuno di speciale a casa che ti sta guardando", facendo temere per una prossima carrambata in cui il papà comparirà magicamente in studio.

Ci sono i Kymera, coppia gay dichiarata, ed ecco che la Tatangelo, con immane intelligenza, dice "sono contenta di vedere finalmente una coppia omosessuale in prima serata", come se questo a livello canoro fosse un valore aggiunto.

E poi giù di calciatori mancati, finte rocker, cloni della Nannini (bella voce, per carità), metallari impresentabili, boy band (a cui hanno fatto cantare It's my life di Bon Jovi, con risultati raccapriccianti) e poco altro, il tutto condito dal buonismo sbrodolante di conduttore e giudici.

Ok, è stata soltanto la prima puntata, quindi c'è da sperare che le cose migliorino, che taglino i rami secchi e che entri qualche talento vero, perchè altrimenti la situazione è grigia. Personalmente, mi è piaciuta soltanto Manuela, della squadra di Elio, che però bisogna ancora vedere come giocherà le sue carte.

Per il momento, ancora una volta, la Rai conferma di non essere all'altezza. Speriamo che la musica abbia la meglio.

domenica 5 settembre 2010

Misano, 5 settembre 2010


Oggi non c'era neppure il dio pallone a distrarci da quella che non è una vera notizia sportiva, ma che con lo sport ha molto a che fare.

Oggi, alle 14.19, se ne andava Shoya Tomizawa.

Ai più il nome non dirà nulla, e a dire la verità anch'io l'avevo sentito nominare solo un paio di volte, e probabilmente non sarei stato in grado di riconoscerlo, accomunando i suoi tratti a quelli degli altri asiatici del circo delle moto.

Shoya era un ragazzo di nemmeno vent'anni, con le moto nel sangue, il polso destro sempre pronto ad aprire il gas, sulle piste internazionali dal 2006. Un ragazzo allegro, simpatico, con tutta una carriera davanti.

Un pilota che oggi è caduto ed è stato travolto da due moto a 200 all'ora. Portato al volo all'ospedale di Riccione, non c'è stato niente da fare.

Ma nel pomeriggio di oggi, mentre Guido Meda e Loris Reggiani cercavano il silenzio piuttosto che i soliti moralismi, e mentre i responsabili della sicurezza e della Clinica Mobile cercavano di raccontare i fatti così com'erano avvenuti, mentre sul podio della MotoGP si consumava un'esultanza moderata, con le bandiere a mezz'asta, in rete già infuriavano le ipocrisie e le frasi fatte.

Bisognava fermare la gara, dice uno. I piloti della MotoGP sapevano che Tomizawa era già morto, e hanno corso lo stesso, replica un altro. Non si può morire così giovani, sputa sentenze un terzo.

Da appassionato, mi sembra che quello delle moto sia uno degli ambienti dove si sta più attenti alla sicurezza delle piste e dei piloti, soprattutto dopo la morte di Daijiro Kato, sette anni fa. Certo, si poteva fermare la gara, si poteva far entrare l'ambulanza in pista, si poteva trasportare il pilota ferito in elicottero. Ma se non è stato fatto così, credo davvero che ci fossero delle buone ragioni.

Questo dal punto di vista strettamente medico.

Dal punto di vista morale, non lo so. E' facile adesso, davanti allo schermo di un pc, scrivere che quando succedono cose di questo tipo bisognerebbe esporre la bandiera rossa, fermare tutto, sbattersene degli sponsor e della tv, e prima di tutto assicurarsi che chi è caduto stia bene.

Ma la verità è che quello delle moto è uno sport pericoloso, in cui si può cadere a 300 all'ora e caversela con un graffio, o invece rimetterci la pelle, com'è successo oggi.

Ciao Shoya, apri il gas a martello, che lì non ti ferma più nessuno.

giovedì 2 settembre 2010

Che cinema


Come i miei due o tre lettori avranno notato, sono stato lontano da questo blog per un mese abbondante.

Tra i vari motivi, volevo aspettare che finisse tutta la telenovela del calciomercato, per lasciarci alle spalle un altro triste capitolo di quello che una volta era uno sport, e sorbirci il campionato di quest'anno, di cui onestamente mi frega davvero poco.

Nel frattempo, è cominciato il Festival del Cinema di Venezia.

Va detto, raramente guardo i film che vincono premi del genere, e da qualche anno anche agli Oscar la statuetta va a pellicole dimenticabili.

Quest'anno, in quel di Venezia (e non ho idea se siano in concorso o no, chissenefrega), le uniche cose interessanti - a parte il teatrino di Tarantino da "il cinema italiano fa schifo" a "amo il cinema italiano" (probabile che non abbia mai pronunciato nessuna delle due frasi, ma i nostri giornalisti sono delle bestie) - sembrano essere il Black Swan di Aronofsky (Requiem for a dream e The Wrestler, per dirne due) e Machete di Robert Rodriguez. Forse Somewhere, di Sofia Coppola, e di sicuro il film documentario su Vittorio Gassman. Il resto, sarà la solita accozzaglia di film più o meno impegnati, che esalteranno gli illustri critici sconosciuti, finendo subito nel dimenticatoio.

E per questi quattro film in croce, i giornali sprecano fiumi di inchiostro e quintali di carta, una bolla mediatica che prima o poi spero esploderà, per sempre.

Per non saper nè leggere nè scrivere, nelle ultime settimane ho visto:

- Basilicata coast to coast: carino, divertente, ben confezionato. Niente di impegnativo, ma lo consiglio.
- Prince of Persia: mi aspettavo mooolto peggio, e invece si fa guardare, intrattiene e scorre via.
- Generazione 1000 euro: un grande Paolo Villaggio in mezzo a un cast di giovani più o meno conosciuti. Bello spaccato di oggi, divertente.
- Oggi sposi: una ciofeca titanica. Si salva la scena in cui Placido e Pannofino, che interpretano due pugliesi doc, parlamentano con l'ambasciatore indiano per il matrimonio dei loro figli. Il resto, sono due ore sprecate.
- Happy family: forse il punto più basso di Salvatores. De Luigi non è pronto nè adatto per un ruolo del genere, il resto del cast cazzeggia, in memoria del tempo che fu. Insufficiente.
- The A-Team: ruspante e divertente, non credevo. Peccato che l'attore che interpreta Baracus abbia il carisma di una pentola, e che Jessica Biel, oltre ad avere un ruolo del tutto inutile, rimanga vestita di tutto punto per l'intera durata del film.
- The Losers: ovvero come sarebbe dovuto essere The A-Team. Personaggi smargiassi e guasconi, azione vera, battute a raffica, divertimento senza pensieri. Ah, per la cronaca, è pure costato molto meno di The A-Team.
- The Box: noioso e inconcludente, non ne ho visto nemmeno metà.
- The Karate Kid: non che mi aspettassi un capolavoro, ma questo remake (o quello che è) è proprio brutto, noioso, stereotipato, sconclusionato. E in più dura 2 ore e 20. Benedetto sia il tasto FFW del telecomando.
- Giustizia privata: noioso, stucchevole, brutto. Si salva l'ottimo Jamie Foxx, che però è fuori posto alla grande.
- The Expendables: un capolavoro. Non mi interessa se il budget è quello che è, se il sangue in CGI è fatto male, se la storia ha buchi qua e là, se al di là del grande cast pubblicizzato il film di fatto lo tengono in piedi solo Stallone e Statham. Mi sono divertito, mi è piaciuto, lo rivedrei. Anche solo per la scena di due minuti in cui si vedono insieme Stallone, Willis e Schwarzenegger.

Bene, questo era il mio Festival personale. Spero abbiate gradito.

martedì 27 luglio 2010

Moviola sì, moviola no

Non è un mistero che io mi sia pesantemente rotto le scatole di tutto il pallone che passa in tv.

E a fine agosto inizia il campionato.
E si va avanti fino a fine maggio.
E nel frattempo tutto quel coacervo di tristezze che prendono il nome di Europa League, Coppa Italia, Mondiale per Club, vattelapesca, e, dopo quello che è successo recentemente, anche la Champions League.
Poi a giugno si comincia già a parlare di mercato.
Poi a luglio cominciano i ritiri.
In pratica, non ci si ferma mai.

E la cosa mi ha stufato, parecchio.

L'unica cosa positiva è che abbiamo messo in archivio almeno questo triste mondiale, il cui momento più saliente rimarrà senza dubbio il bacio di Casillas alla sua bella Sara Carbonero (che, non si capisce in grazia di quale ragionamento malato, il prossimo anno lavorerà per Mediaset Premium).

Però adesso, dopo tutti i casini fatti in campo da arbitri più o meno blasonati, viene fuori il caso del moviolone: se infatti Mediaset (e ovviamente Sky) hanno confermato l'utilizzo della moviola e dei replay nelle loro trasmissioni sportive, la Rai invece, con la coda tra le gambe, ha prima detto di volerle abolire del tutto, e poi ha tirato fuori l'assurda trovata di limitare l'analisi a tre episodi dubbi per ogni giornata.

Traducendo, ciò vorrebbe dire lasciare i telespettatori nell'ignoranza, sanabile facilmente con un rapido cambio di canale.

Ma dopotutto, quando per quelle reti lì lavora gente come Salvatore Bagni, quando ti trovi un Teo Teocoli del tutto fuori posto, quando le dirette partono sbagliate e bruciano l'inizio dell'inno nazionale, quando i due bambini dell'asilo Tombolini e Collovati litigano senza un perchè, e quando la qualità media, alla fine, è ridicola, non ci si può mica aspettare niente di meglio.

martedì 13 luglio 2010

Paolo Conte


Dopo molti anni (e non spiegare il perchè di questa lunga pausa) venerdì scorso sono tornato a vedere dal vivo Paolo Conte.

Dopo averlo visto in teatri e (a memoria) palazzetti, questa volta la location era diversa, la Cittadella di Alessandria, all'aperto, in questa calda serata di metà luglio.

Pubblico intorno ai cinquant'anni, anche qualcosa in più, le sciure con il vestito della festa, ventagli a non finire, mentre i più giovani (leggi: meno anziani) si sobbarcavano la lunga fila al bar, nell'attesa di una birra, un panino stantia, una bottiglietta d'acqua tiepida.

Alle 21.30 precise entrano in scena i musicisti, tutti rigorosamente in smoking, e quindi l'Avvocato di Asti si siede al pianoforte, pronto ad infilare una scaletta di più di 20 brani, dai vecchi successi a cose più nuove, passando per canzoni rispolverate dai vecchi bauli (Cuanta Pasiòn e Uomo Camion, per dirne un paio), per poi chiudere con la più classica delle Via Con Me, il ritornello lasciato al pubblico.

Va detto, Paolo Conte non è per tutti. Le sonorità sono sempre più jazz, le chiacchierate sul palco sempre meno, e guardandosi intorno la quantità di pelle incartapecorita aumenta a vista d'occhio.

Ma in fondo chissenefrega, la qualità non si discute.

E la qualità, venerdì sera, era davvero alta.

martedì 29 giugno 2010

L'ultimo viaggio del Guerriero

E' morto Pietro Taricone, ormai lo sapete tutti, giornali e tv non parlano d'altro.

E c'è chi si indigna, chi dice che è una vergogna dedicargli tutte queste attenzioni, perchè in fondo non era un Gassman e nemmeno un Tognazzi.

A me Taricone è sempre piaciuto, è stato - al tempo - quello che mi ha spinto a seguire il primo Grande Fratello, programma che sulla carta non mi interessava. Poi ho visto questo ragazzone smargiasso, simpatico, spaccone e con una filosofia tutta sua che mi è piaciuto, e ho voluto seguirne le avventure.
E ho poi continuato a seguire le sue vicende in tv una volta uscito dalla casa, apprezzando molto la sua ritrosia nei confronti dei salotti registrati e poi mandati in onda agli orari più televisivamente appetibili, la voglia di stare lontano dai tritacarne mediatici. Vero, da una parte ha fatto le sue ospitate in discoteca mettendosi in tasca fior di milioni (parliamo ancora di lire, signori), ma dall'altra è forse l'unico che si è messo a studiare e ha cercato una carriera al cinema e in tv, piuttosto che riciclarsi in modi imbarazzanti o sparire, come hanno fatto tanti altri.

Ma al di là di questo, era e rimarrà l'icona del primo reality show sbarcato in Italia, quel Grande Fratello del 2000, un'era geologica fa. Se non ci fosse stato lui, chissà, forse non ci sarebbero state nemmeno le edizioni successive.

E quindi io sono tra quelli che non amano tessere le lodi di qualcuno dopo la morte, ma nemmeno storco il naso davanti ai TG di oggi e ai quotidiani di domani. Pietro Taricone ha scritto un piccolo pezzo della storia della tv italiana, e va trattato con rispetto.

Il Guerriero ha fatto il suo ultimo viaggio, e da qualche parte sta ancora volando.

lunedì 28 giugno 2010

Il Moviolone

Sì, sì, ok, ci sono i Mondiali del pallone, gli Azzurri sono tornati a casa dopo pessime figure, con la coda tra le gambe e la Coppa del Mondo ormai dimenticata. Sembrano lontani i fasti di 4 anni fa, il popopopopò e tutte quelle menate che hanno visto l'Italia unita e coesa come non succedeva da tempo.

Oggi siamo tutti uniti a criticare Lippi, a insultare giocatori bolliti come Cannavaro (sì, lo stesso Cannnavaro! di Fabio Caressa), a discutere di convocazioni, formazioni, esclusioni e via dicendo.

Ma la verità è che per noi il Mondiale è finito, e quindi forse diventa un po' più interessante guardare le partite delle altre squadre, quelle che giocano bene, quelle che sanno far girare la palla, quelle che segnano.

Anche se poi succedono cose come quella di ieri, con l'Inghilterra di Capello che segna un gol palese e raggiunge la Germania, ma invece no, l'arbitro (Rosetti, mica cotiche) nega tutto e si ricomincia da capo, con i Crucchi che dilagano sui contropiede, asfaltano poi gli avversari con un 4 a 1 pesante. E tutti giù a parlare di moviola in campo, la solita vecchia storia.

Personalmente mi viene da essere un po' contrario e tradizionalista, per queste cose.

Da qualche anno, nel tennis, è arrivata una sorta di moviola in campo, i cosiddetti challenge: con 3 a disposizione per ogni set, se un giocatore non è convinto di una chiamata può fermare il gioco e chiedere il replay, che replica in modo tridimensionale traiettoria e punto di arrivo della pallina, con margine di errore infinitesimale.

Tutto bello, per carità, però così facendo viene ridimensionato il ruolo dell'arbitro di sedia, cosa secondo me non bella e non giusta.

E quindi, anche nel calcio, bando alla moviola in campo: al limite si metta un arbitro sulla linea di porta, o qualcosa del genere.

p.s. mi sa che mi gioco qualche soldo sull'Argentina campione del mondo, non si sa mai...

martedì 8 giugno 2010

Movida e Coprifuoco

Per una volta, parlo di cose del mio piccolo orticello, che non interesseranno i più, e amen.

Probabilmente ai più non interessa neanche che io stia ascoltando There Will Be a Light, di Ben Harper.

Tornando a noi, da qualche tempo a Vercelli infuria una polemica relativa al coprifuoco che le autorità imporrebbero alla movida cittadina.
In pratica: arrivato il bel tempo, i gggiovani hanno preso l'abitudine di concentrarsi nei bar del centro e nella piazza principale della città - soprattutto nel weekend - fino a tardissima ora, con il risultato di fare un casino bestia e quindi di infastidire chi abita da quelle parti e vorrebbe dormire vicino o comunque farsi i fatti suoi.

E non sto generalizzando, io abito non lontano dalla famigerata piazza, e confermo che fino alle 2 passate questi rompono non poco le scatole.

Insomma, adesso le cose stanno così (se non ho capito male, ma più o meno): a partire dall'una di notte, via la musica dai bar, e dall'1.30 niente più servizio. Niente birre, niente bibite, niente cocktails, niente e basta. Alle 2 la serranda scende, tutti fuori dalle balle.

Ora, non so a voi, ma a me sembra una cosa civilissima.

Sono un amante della musica, del casino e delle ore piccole, ma a tutto ci deve essere un limite, soprattutto se si parla del centro di una piccola città, dove la gente ha diritto a stare tranquilla, di notte.

Gli scontenti dicono che si è pestato i piedi a qualche pezzo grosso, e raccolgono firme, e aprono pagine facebook. In soldoni, una valanga di stupidate.

Per dire, questo weekend sono andato al Mugello per la MotoGP, e la regola n. 1 là è che "al Mugello non si dorme". Anche lì, posso confermare che c'è stato chi ha parlato, urlato, schiamazzato, riso, bevuto e via dicendo fino alle prime ore del mattino.

Ma non siamo certo in centro città, lì si può fare.

venerdì 21 maggio 2010

Santoro dieci e lode

Non nutro una grandissima simpatia per Michele Santoro, va detto.

E non tanto per il suo essere spiccatamente comunista (in un'Italia dove ormai "essere comunisti" non vuol dire più niente o quasi), ma per come si pone, per la supponenza, e per quel modo che ha di presentare il suo programma, del tutto ingessato e ormai obsoleto.

Al di là di questo, non ne posso mettere in discussione la professionalità o il mestiere. Non fa un tipo di televisione che mi piace guardare, ma non è importante.

Sta di fatto che, dopo lo sfogo di ieri sera, Santoro sta per lasciare la RAI. Per una buonuscita che, siore e siori, sembra aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro.

Ragioniamo un secondo: l'allontanamento di Santoro dalla RAI è una mossa prettamente berlusconiana, con cui lo psiconano toglie di mezzo la sua trasmissione, risolvendo un annoso problema politico. Ma non solo: principale competitor di RaiDue (rete su cui batteva la bandiera di Santoro) è quella feccia mediatica che ormai sembra un feudo di Enrico Papi e che prende il nome di Italia1, diretta (ma senza alcuna direzione) da quel folle di Tiraboschi, su cui non voglio nemmeno spendere una parola. Bene, togliendo qualche milione di spettatori a RaiDue, tutto lascia pensare che almeno una fetta di questa audience si rivolgerà proprio a Italia1, spegnendo quel poco di cervello che poteva rimanere acceso con Annozero.

Ricapitolando: Berlusconi caccia Santoro mettendogli in tasca 10 milioni di euro (statali), riducendo in miseria la programmazione di RaiDue e cercando di praticare un massaggio cardiaco all'agonizzante Italia1.

Lunga vita a Sky, ai download illegali su internet e a chi la tv non ce l'ha proprio.

venerdì 14 maggio 2010

Autopromozione


Ogni tanto ci vuole, dai.

Quindi, (domani) sabato 15 maggio alle 18.30 tutti al Salone Dugentesco di Vercelli. Perchè ci siamo noi che suoniamo (si fa per dire), perchè c'è Stefano Carecchio che ha scritto un libro, e perchè c'è Marco Quaroni che di libri ne ha scritti cinque, e si fa 200 e passa chilometri per venirci a trovare.

Quindi, chi non viene con scuse puerili, perchè ha di meglio da fare, perchè non ha il tempo di leggere ma gioca a manetta su facebook come i teen-ager, e chi si ricorderà solo troppo tardi che, però, magari poteva fare attenzione perchè ne valeva la pena, peste lo colga.

Per una persona o per mille, noi daremo il massimo. Come sempre.

mercoledì 5 maggio 2010

"vada a farsi fottere"

Dunque, non ho mai nascosto la mia poca simpatia per il nano con manie dittatoriali che ci ritroviamo ad avere come capo del Governo, e fin qui tutti d'accordo.

D'altra parte non ho mai nemmeno celato la mia simpatia per il buon compagno Fini, una delle poche teste pensanti (a prescindere dal colore politico) di questi grigi anni che ci attanagliano da ben prima di Tangentopoli.

E quindi va da sè che quando, ormai un paio di mesi fa, Fini ha cominciato a prendere le distanze in modo secco da Berlusconi, e quando poi lo ha affrontato a muso duro nei vari salotti televisivi e in quello di Arcore, si è guadagnato il mio plauso. Senza contare il fatto che ero e sono convinto che questo allontanamento stia aprendo una grande crepa nel PDL e nei suoi elettori, roba che se a sinistra ci fosse qualcuno con un minimo di idee e di carisma ne approfitterebbe in modo costruttivo.

Ma quello che è sotto gli occhi di tutti, signori, è l'effetto domino, secondo me cominciato e difficilmente arrestabile: via Bocchino, e soprattutto via Scajola, con il nostro caro premier che non ha nemmeno fatto la finta di non accettare le dimissioni. E per quanto riguarda Scajola, mi sembra chiaro come il sole che il discorso è stato: ok, se lui se ne va non lo indaghiamo e non facciamo venire fuori altre cose che sarebbero scomode per tutti. Questo perchè la storia che qualcuno paghi un appartamento all'insaputa di chi firma l'atto, a prescindere dal fatto che sia un ministro, mi sembra poco credibile, e quindi c'era sotto qualcos'altro.

E poi, ciliegina sulla torta. Massimo D'Alema (simpatico no, intelligente ) ieri sera è andato a Ballarò, e lì si è visto schierato contro Sallusti, vicedirettore de Il Giornale, che ha pensato bene di tirare fuori dal baule dei ricordi la storia di Affittopoli, equiparando il buon Massimo allo Scajola de noantri.

Mi sembra giusto e sacrostanto, nonchè il minimo, che Baffino dopo un po' abbia sbottato:

"ma vada a farsi fottere, lei è un bugiardo e un mascalzone. Io capisco che la pagano per venire qui a fare il difensore d'ufficio del Governo. Le daranno un premio per questo numero, le manderanno qualche signorina, perchè lei deve guadagnarsi il pane, ma in questo modo è vergognoso. Ma io non la faccio più parlare, è finita la sua serata."

Fate una cosa, se avete tempo. Recuperate il dvd de "Il dittatore dello stato libero di Bananas" (Woody Allen, 1971). E poi chiedetevi se non è vero che si stava meglio quando si stava peggio.

sabato 1 maggio 2010

Lowlands


Ieri sera ero a Spaziomusica, Pavia, per vedere i Lowlands, in formazione full band elettrica per la prima volta dopo qualche mese.

I ragazzi sono stati impegnati con il tour acustico e con le registrazioni del loro secondo album, che sembrano ultimate (il disco dovrebbe uscire a settembre, se tutto va bene), quindi va da sè che la voglia di tornare tutti insieme a far casino sul palco era alle stelle.

E si è notato.

Lo show è stato eccezionale, tiratissimo, pieno di energia e con una risposta più che buona da parte del pubblico, numeroso come sempre in queste occasioni.

Se a questo si aggiunge che i Lowlands a Spazio giocano in casa, e che lì riescono a dare quel qualcosa in più che rende unico un concerto, bè, ci sono tutti gli ingredienti per una serata memorabile.

Insomma, come dico spesso in questi casi: se i ragazzi capitano dalle vostre parti, non lasciateveli scappare.

lunedì 26 aprile 2010

Di casco, paraschiena e altre amenità

Ormai avrete letto o sentito tutti delle norme approvate e da approvare, mi limito solo a sottolineare quelle che ritengo le più importanti, con il mio commento.

1. limite di velocità a 150km/h in autostrada (con le limitazioni del caso).
Trovo che non abbia il minimo senso. Prima ci rompono le scatole con telelaser, tutor, controlli vari e via dicendo, e poi ci autorizzano ad andare un po' più forte, quasi a dare un contentino? No, non va bene. E non solo: nel momento in cui dici "dai, accelero, tanto si può", la cosa non porta a nulla di buono.

2. casco in bicicletta.
Non so dalle vostre parti, ma dove sto io le piste ciclabili sono ridicole. Vero, ne hanno aggiunto qualche chilometro, ma poi succede che si interrompano così, senza un perchè, riversando il povero ciclista sulla strada, alla mercè degli automobilisti distratti e maleducati. Quindi ok, è scomodo e del tutto antiestetico, ma pollice alto per il caschetto.

3. paraschiena per i motociclisti.
Da biker, sono anni che dico che il paraschiena dovrebbe essere obbligatorio, come e più della cintura per chi va in macchina. Casco, paraschiena, per me bisognerebbe aggiungere pure giubbotto, guanti e tutto il resto, perchè se cadi (e per come sono messe le nostre strade e per il rispetto che l'automobilista ha delle moto ci vuole davvero poco) meglio essere protetto il più possibile. Quindi un grande SI al paraschiena.

Ora, mi chiedo, finirà anche questo nel dimenticatoio oppure si daranno una mossa per concretizzare le cose?

domenica 11 aprile 2010

Willie Nile


Venerdì ero al MIV di Varese, per vedere ancora una volta Willie Nile, in formazione elettrica.

Bè, il signor Nile è un ragazzo di sessant'anni suonati che si è consumato le dita nei club del Village, è stato corteggiato dalle case discografiche, ha pubblicato il suo primo album a trent'anni abbondanti, ha aperto per gli Who e ha diviso palco e studi di registrazione con gente come Tori Amos, Ringo Starr, Lucinda Williams, Roger McGuinn, Bruce Springsteen e tanti altri.

Ma è anche un musicista che ha pubblicato un ridotto numero di dischi (6, più uno in uscita nella prossima estate, un live e un EP) in circa trent'anni di attività, curando i suoi prodotti e le sue produzioni, con il rovescio della medaglia di essere ancora un artista di nicchia, noto e apprezzato da molti ma non da tutti.

E quindi ecco che ce lo ritroviamo in un piccolo club di Varese, a ingresso libero, mentre cena con il suo entourage, in mezzo ai tavoli degli altri avventori del locale.

Lo show è grandioso: due ore piene zeppe di musica cantata e suonata come si deve, da Vagabond Moon a Streets of New York, passando per le (riuscitissime) cover di Hit the road, Jack e di I Wanna Be Sedated, con cui ha chiuso il concerto.

Ma al di là dei pezzi, sono l'energia e l'adrenalina che Willie Nile riesce a trasmettere dal palco a rendere i suoi concerti degni di questo nome, di altissimo livello.

Insomma, per farla breve: se passa dalle vostre parti, non perdetevelo.

venerdì 9 aprile 2010

Back to the 80's



Se in qualche modo avete vissuto negli anni '80, questo video vi piacerà.

Chapeau.

mercoledì 31 marzo 2010

Il voto inutile

E finalmente ci siamo tolti di torno queste elezioni regionali.

E' andata com'è andata, lo sapete tutti, e sinceramente non so dire se sia un bene o un male per il Paese.

Da una parte (fatta eccezione, incredibile, per Di Pietro) non si accetta la sconfitta, dall'altra si festeggia in modo sguaiato, e si parla già di rimpasto di governo, riforme e menate varie.

Ma sono in pochi a soffermarsi invece su un aspetto fondamentale di queste elezioni: se mettiamo insieme i voti di Lega, IDV e del Movimento 5 Stelle (l'unico, tra l'altro, ad avere un programma concreto e degno di questo nome), e ci aggiungiamo la percentuale degli italiani che avevano di meglio da fare che recarsi ai seggi, ne viene fuori un numero spropositato, che virtualmente rappresenta la maggioranza assoluta.

Detto questo, nel momento in cui la maggioranza assoluta degli italiani NON vota per i due principali partiti, a mio parere si tratta di un sintomo molto pesante. Non c'è più alcuna fiducia nè nei confronti di chi governa nè di chi cerca di opporsi, e allora ecco che si preferisce non votare, o scegliere un voto di protesta.

Che poi, adesso, cosa succederà? Io spero vivamente che ci si darà da fare con il federalismo fiscale (dopotutto, con la Lega che ha preso ben due regioni, sarebbe il minimo), ma dubito che la cosa si concretizzerà in un tempo ragionevole. Con tutta probabilità, sentiremo di nuovo parlare del Lodo Alfano, del processo breve e di tutta una serie di altre cose che al cittadino fanno solo capire che forse sarebbe stato meglio non votare, e andarsene al mare.

martedì 23 marzo 2010

Il voto utile

Sono sempre stato contro l'astensione dal voto, va detto.

Da quando posso andare a votare, ho saltato (a memoria) solo il referendum in cui, tra le altre cose, si proponeva di cancellare dalla faccia della Terra l'Ordine dei Giornalisti (di cui faccio parte), e un'altra volta di cui ho un vago ricordo, ma per cui non potevo fisicamente andare alle urne, lavorando lontano da casa.

Ma, al di là del dovere civico, il mio è un ragionamento molto semplice: se vai a votare, poi puoi anche sentirti in diritto di protestare o lamentarti nel momento in cui le cose non vanno bene. Se non ci vai, hai fatto scegliere qualcun altro, e quindi stai zitto. Non fa una piega, direi.

Però devo dire che questa volta ho molti dubbi.

La Sinistra italiana, abbandonato Prodi a tergersi il sudore della bicicletta con una fetta di mortadella, ha perso un'identità vera e riconoscibile, nascosta dietro ai paravento che di nome fanno Bersani (no, non il cantante), Franceschini, Marino e via dicendo, relegando nei vecchi bauli gli sprazzi d'intelligenza politica. Evidentemente D'Alema, Fassino, Veltroni e il resto della banda hanno qualcosa di più furbo da fare, e come dargli torto.
Le primarie, precedute da una campagna caciarona e confusionarie, hanno mescolato le poche idee che c'erano, lasciando gli elettori con molte domande e nessuna risposta. Il cosiddetto "governo ombra" fa ridere i polli, come dicevano le nostre nonne.

Dall'altra parte, però, il PDL, che con un minimo di idee concrete avrebbe avuto vita facilissima, scontrandosi con il nulla appena citato, ha invece buttato via questi due anni di governo, soggiogato alle magagne della Lega, investito dai nebulosi e deliranti discorsi di Berlusconi, che di recente ha ridotto drasticamente il suo vocabolario, limitandolo quasi solo alle parole comunisti, magistrati di sinistra, amore, odio e poco altro.

In tutta sincerità, cosa ha fatto il Governo Berlusconi IV in questi due anni? E non parlo delle scartoffie che di sicuro testimoniano l'attività del Governo, ma delle cose che io, cittadino ed elettore comune, posso vedere e toccare con mano? Il niente più totale.
Già ha cominciato male propinandoci un nuovo progetto del ponte di Messina; poi ha peggiorato le cose con la lunga e patetica trafila del Lodo Alfano; quindi ha continuato a scavarsi la fossa con la riforma della scuola; e potrei andare avanti molto a lungo, dando come parziale scusante quelle di star governando in un periodo economicamente complicatissimo, e di aver avuto a che fare con un'emergenza devastante come quella del terremoto d'Abruzzo.

Ma il punto è che non solo le cose non sono migliorate, ma sono anche peggiorate: negli ultimi due mesi abbiamo avuto diritto ad un lungo e ripetuto show affidato quasi in toto a Berlusconi. Dal teatrino con Tartaglia alle accuse a Bertolaso, fino a alle nenie contro Santoro e la Rai tutta, per finire con la manifestazione in piazza (ma come? non sono cose da comunisti?) e il suo milione di partecipanti, quando è fisicamente impossibile che ce ne fossero più di 200.000.
Il tutto condito da promesse che hanno del miracoloso: presumo che nei prossimi giorni, per agguantare gli ultimi consensi, saranno annunciati viaggi a Lourdes con pranzo al sacco compreso per gli antiabortisti (grazie all'amico Beppe Ardito per il suggerimento), abbonamenti a vita al Milan con Campionato e Champions garantiti, immagini in HD di Emilio Fede, ricchi premi e cotillons.

E sì che sarebbe bastato poco. Per dire, sarebbe bastato tagliare le accise sui carburanti (è ancora oggi attiva quella per la guerra in Etiopia, del 1935) e calmierare il prezzo dei medicinali più comuni. Se da una parte questo avrebbe causato una guerra lampo con alcune industrie, dall'altra sarebbe stata una cosa giusta, e avrebbe senza dubbio convinto l'opinione pubblica.

E invece no, ci prendiamo questi due anni di governo, li buttiamo via, e si ricomincia da capo.

Perchè in fondo - è brutto generalizzare, ma non c'è altro modo - sono tutti uguali. Destri, sinistri, ormai la politica e l'ideale sono finiti nell'album dei ricordi, ognuno cerca di saziare la sua sete di potere, a gonfiarsi ancora un po' il portafoglio, e chissenefrega della gente, di quelli che vanno a votare, di chi abita davvero quest'Italia.

Insomma, non so se andrò a votare, ma di certo non mi sentirò in colpa se non ci andrò.

mercoledì 17 marzo 2010

Articolo 21


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Non ho mai voluto entrare nel merito di tutte le porcherie che stanno inquinando questi ultimi giorni di campagna elettorale (se la si può chiamare così, io non ho mai visto una promozione più triste e appena abbozzata rispetto a quella di queste Regionali). Dalle accuse a Bertolaso all'allontanamento di qualche presidente provinciale, dalle magagne dei destri e dei sinistri alla storia dei panini, delle liste, dei ricorsi e di tutto il resto.

Una volta di più, ci facciamo riconoscere come il Paese di Pulcinella, e amen.

Ma adesso si è veramente passato il limite. Sono settimane che si va avanti con questa squallida storia dei talk show televisivi, che, per grazia ricevuta, sono saltati in toto prima delle elezioni, sconvolgendo il palinsesto Rai e regalando al buon Vinci di Matrix argomenti trascurabili.
Peccato che chi ha richiesto a gran voce l'epurazione della politica dagli schermi televisivi non aveva realizzato che siamo nel 2010, e che quindi la tv è solo uno dei tanti media: l'inarrestabile internet ha fatto il resto, e con una mossa di rara intelligenza (senza ironia, per una volta) il sito del Corriere della Sera si è inventato una sorta di talk show esclusivamente sul web, affidandolo all'ostracizzato Enrico Mentana.

Ma la cosa davvero scandalosa sono le intercettazioni di questi giorni, in cui sembra chiaro e lampante che il nostro caro premier ha fatto palesi e ripetute pressioni per non far andare in onda i programmi di Santoro nell'imminenza delle Regionali.

Ora, mettetevi in tasca tutto quello che volete, truccate gli appalti, prendete mazzette, ma la libertà di stampa è una cosa che non deve essere toccata. Per quanto poco io creda ancora ai giornali e alle televisioni, non ci si può permettere di censurare (esiste un altro verbo? non credo) l'opinione o il giornalismo, e poco importa che il servizio Rai, come sempre, sia di infimo livello.

E come risponde, il perseguitato Presidente del Consiglio? Ripetendo la parola "comunisti" tutte le volte che può, e arrampicandosi su degli specchi infantili, come quello secondo cui la procura di Trani non sarebbe competente. E allora? E' quella la cosa importante, o invece il fatto che siano ormai di dominio pubblico le conversazioni in cui chiedeva a chiare lettere di non far andare in onda questo o quel programma.

Qui custodiet custodes?

mercoledì 10 marzo 2010

La vera democrazia

Di certo tutti avete letto sui giornali e sentito ai TG delle nuove mirabolanti avventure del nostro Paese dei balocchi, in cui venghino, siore e siori, tutto è permesso, e lo spettacolo è assicurato.

Prima imbastiscono tu tutto il grande prologo di Bertolaso, da salvatore della patria a colui che si schierò contro Haiti, per poi metterlo alla berlina sbattendolo in prima pagina come magheggiatore di appalti truccati, abusatore di massaggiatrici e via dicendo (va detto: a me non interessa se il buon Guido si è messo dei soldi in tasca. La Protezione Civile, per quello che possiamo vedere, è una delle poche cose che in Italia funziona, e se lui ci ha guadagnato al passaggio chissenefrega).

Ma poi siamo arrivati al pezzo forte, il teatrino delle liste elettorali non presentate in tempo, e c'è chi va a mangiarsi un panino, chi ricorre (e viene bocciato), e chi, probabilmente sorseggiando un aperitivo, decide di fare una legge (ad personam? non so nemmeno più come definirla) nel vano tentativo di salvare capra e cavoli.

Non credo che ci siano parole in grado di commentare in modo efficace gli eventi degli ultimi giorni, perchè siamo davanti a qualcosa che va al di là dell'immoralità, dell'incostituzionalità e di una serie di altri valori che non andrebbero nemmeno sfiorati.

Ma a questo punto, dico io, perchè non dare in mano ai cittadini la vera democrazia di questo terzo millennio, ovvero il televoto? Fai una telefonata o mandi un sms, voti il tuo candidato, e buonanotte.
Tanto lo sappiamo tutti che è una delle cose più truccate (e truccabili) di questo mondo, ma almeno ne facciamo parlare i giornali per qualche giorno e poi basta, si torna a Sanremo, Amici, Grande Fratello e tutte quelle belle cose che fanno del nostro Paese quello che è.

Un saluto allo Stregatto.

sabato 6 marzo 2010

mercoledì 3 marzo 2010

Viva la patata

Ma no, cos'avete capito, siete i soliti maliziosi.

Il buon Rocco diceva di averle provate tutte, anche tre alla volta. E ovviamente la nostra Italietta, bacchettona come sempre, lo censurava, reo di aver detto chissà cosa, mentre lasciava libere di sculettare mezze nude per tutte le reti nazionali orde di giovinotte.

Oggi la situazione cambia: da Bruxelles, dove è chiaro che c'è un sacco di lavoro, si dà il via libera alla lavorazione della super patata OGM, che pare servirà per la carta e cibi per animali. Nessuno però si cura di sottolineare che sarebbe liberalizzata anche la lavorazione di tre tipi di mais OGM, che potrebbero arrivare anche sulle nostre tavole.

Ora, io non voglio dire che sono contrario a prescindere, che sono un retrogrado e tutto il resto. Il punto è che a oggi non si sa se mangiare frutta e verdure OGM avrà delle conseguenze negative in un futuro. Non voglio scendere nei particolari del perchè non si sa, ma rimane il fatto che le conoscenze a nostra disposizione non sono sufficienti.

Certo, negli USA mangiano OGM da più di 10 anni, e danno pure da mangiare cibo transgenico ai loro animali d'allevamento, con il risultato che il più delle volte queste povere bestie diventano dei freak, tirati su a steroidi e neanche in grado di sostenersi con le proprie zampe da quanto sono pesanti, con delle condizioni vitali che vi lascio immaginare.
Quanto alle condizioni vitali degli americani, bè, sappiamo tutti quale sia il loro tasso di obesità.

Il buon Zaia, che ormai è in tv un giorno sì e l'altro anche, dopo aver messo beceramente il grembiulino di Mc Donald's, per fortuna si è subito schierato contro questa sordida iniziativa della Commissione Europea, ipotizzando addirittura un referendum per decidere il da farsi.

Insomma, viva la patata, purchè sia genuina e italiana.

lunedì 22 febbraio 2010

Ma il regolamento?

Sono tra quelli che non ha visto un solo minuto di Sanremo 2010 (non è vero: per sbaglio ho visto forse 30 secondi di un'esibizione di Ruggeri, ma non credo conti), però ho letto i giornali e ascoltato la radio, e più o meno mi sono informato su come sono andate le cose.

Il meccanismo del televoto, per un evento come Sanremo, mi sembra insensato più che mai: non si può considerare quello che una volta era il Festival della Canzone Italiana alla pari di un talent show (che va di moda chiamarli così, adesso) come X Factor o Amici. Non che sia meglio o peggio, è semplicemente una cosa diversa, e quindi diversa deve essere la votazione.

Ma al di là di questo.

Ho scoperto (non so più dove, a memoria su qualche blog amico) che il brano del vincitore, l'antipatico - a me - Valerio Scanu, "Per tutte le volte che" era disponibile sul suo canale YouTube ufficiale già il 10 di febbraio, e se non ci credete cliccate qui.

Ora, se non sbaglio, il Festival è iniziato il 15 febbraio.

E, che io sappia, NON SI PUO' partecipare al Festival con un brano che, in un modo o nell'altro, qualche non addetto ai lavori aveva già avuto modo di ascoltare.

Ma io mi chiedo, perchè nessuno ne fa parola?
p.s. solidarietà agli orchestrali, veri vincitori di questo Sanremo 2010.

sabato 20 febbraio 2010

2 serate, 3 concerti

Settimana di concerti, chilometri di strada macinati nella notte sotto la pioggia, orecchie che fischiano e cose del genere.

Ma vi assicuro, sono cose che fanno piacere.

Giovedì sera ero al Diavolo Rosso di Asti per lo show "40 Anni" di Cisco Bellotti, Giovanni Rubbiani e Alberto Cottica, i membri fondatori dei Modena City Ramblers, che oggi hanno preso strade diverse (e, se non sbaglio, Cisco è l'unico che continui a fare musica).
Locale (una chiesa sconsacrata) molto bello e strapieno di gente, tanto che hanno dovuto aprire le porte poco dopo l'inizio del concerto.

Due ore e passa di musica, con riletture molto efficaci di classici MCR come proprio Quarant'anni, Morte di un poeta, Ahmed l'Ambulante e tante altre, lasciando però spazio anche a pezzi tradizionali e a qualche canzone di Cisco.
Un'energia incredibile, e una qualità (due chitarre, fisarmonica, pianoforte a coda e bodhran) molto molto alta.
Insomma, se i ragazzi capitano dalle vostre parti, andateli a vedere. Io con tutta probabilità tornerò a un loro show il prossimo 27 marzo a Cherasco.

Ieri sera invece appuntamento imperdibile allo Spaziomusica di Pavia: apertura acustica dei Lowlands e quindi concerto full band dei Miami & The Groovers, con duetti, bis, chitarre sparate a volumi impensabili, sudore, energia, rock & roll puro e vero. Insomma, quello di cui ogni rocker che si rispetti va a alla ricerca, e di sicuro ieri sera a Spazio l'avrebbe trovato.

E non voglio nemmeno sentir parlare di Sanremo, sia chiaro.

martedì 16 febbraio 2010

Non so che viso avesse


Qualche giorno fa è uscita la prima autobiografia di Francesco Guccini.

Ma in realtà quello che ho appena scritto è inesatto.

Perchè, nonostante in copertina appaia solo il nome del Guccio, soltanto le prime 113 pagine del libro sono scritte di suo pugno, mentre la restante metà del tomo è affidata a tale Alberto Bertoni, che sciorina con abbastanza (ma non troppo) mestiere vita e opere di Guccini, con qualche commento volante, ma tutto sommato raccontando cose già lette e sentite.

La parte interessante, quindi, dovrebbe essere la prima metà, i ricordi del giovane Francesco, gli aneddoti più nascosti e divertenti... E invece no. O meglio, qualche pagina degna di nota c'è, dall'affetto per le chitarre alle immagini quasi bucoliche del mulino dei nonni, dalle balere ai concerti nei palazzetti, passando per Bonvi, le osterie e il cinema.
Però, se il Guccini cantautore riesce ad accompagnare le lunghe e talvolta intricate liriche con un tappeto musicale di tutto rispetto, il Guccini autobiografo invece si perde in una miriade di parentesi e avverbi, facendo pensare che il tutto sia la mera trasposizione su carta di un'intervista registrata, che di certo sarebbe stata più divertente e scorrevole.

Insomma, per chi conosce il Vate di Pavana, il libro purtroppo dice poco di nuovo, e aggiunge ben poche chicche degne di nota al quaderno degli appunti.

Giusto per non farlo mancare sullo scaffale della libreria, consiglio di aspettare l'edizione economica.

sabato 13 febbraio 2010

Riscaldamento globale?


Oggi, 13 febbraio, sta nevicando in 49 degli Stati Uniti.

E quindi, sorge un dubbio: ma non si è parlato, solo poche settimane fa, del global warming, con tutto quello che ne consegue?

Ora, non so voi, ma erano anni che da me (Vercelli) non nevicava così tanto: la prima neve, a memoria, è venuta giù il venerdì prima di Natale, e l'altroieri sera ne è scesa ancora, in totale avrà nevicato 5 o 6 volte, ma in modo abbastanza massiccio.

Lasciamo perdere il fatto che oggi ci sia stato un gran bel sole e un clima tutto sommato piacevole, rimane il fatto che quest'inverno sta facendo un freddo bestia, e la neve non si fa desiderare.

Mah.

p.s. non voglio neanche mettermi lì a parlare di Bertolaso, e ancora meno di Masoero. Chi mi conosce, sia personalmente che da queste pagine, credo possa intuire cosa ne penso.