mercoledì 29 agosto 2007

In pace


Sono tornato poco fa dalle vacanze, ma di questo parlerò in un'altra occasione, magari domani.

Mentre ero via, a qualche migliaio di kilometri da casa, dalla famiglia, dagli amici (per me una vera e propria seconda famiglia) e da tutto quanto, è mancato il papà di due miei carissimi compagni di marachelle.

Non stava bene da tempo, ma sembrava che finalmente si fosse stabilizzato, e che almeno per un po' si potesse stare tranquilli.

E invece, patatrac.

Come sempre, non starò qui a fare moralismi, non è il caso e non sono la persona giusta.

Ma è una cosa che mi ha colpito molto, e che ancora adesso mi fa pensare parecchio. Per come era fatto, per la persona che era, per le tante serate passate in compagnia, per i discorsi, le chiacchierate, i racconti e via dicendo.

Di persone così non ce ne sono quasi più, e mi mancherà molto.

Quella che ho messo lassù è una delle poche foto che ho insieme a questo grande personaggio (io sono quello con la faccia da ebete sulla destra, ovviamente), in una serata di grande allegria in cui abbiamo anche fatto qualche schitarrata insieme, e non penso che si offenderebbe a rivedersi così, Stratocaster in braccio e sigaro in bocca, a suonare e cantare, anzi.

Ciao Carlo, sempre viva.

venerdì 17 agosto 2007

A fine agosto

Succedono cose strane, nel mondo.

Il sette volte campione del mondo di motociclismo Valentino Rossi (uno che ha vinto il titolo in quattro classi diverse: 125, 250, 500 e MotoGP, mica pizza e fichi) viene prima dipinto come playboy da strapazzo che passeggia ignudo in spiaggia con Elisabetta Canalis e poi come enorme evasore fiscale, e giustamente si difende usando come cassa di risonanza i maggiori tg nazionali, prima di far vedere quanto vale sul circuito di Brno.

Le più grandi Borse del mondo bruciano miliardi su miliardi, con la nostra Piazza Affari che chiude con un negativo di 3,45%.

Stephen King viene cacciato in malo modo (e poi richiamato) da una libreria di Sydney, per il peccatuccio di essersi fermato un attimo ad autografare i suoi libri senza essere riconosciuto.

Cose da pazzi.

E nel frattempo, per non saper nè leggere nè scrivere, io me ne vado in vacanza. Atene e Rodi, un bel giretto tra sole e monumenti. Ci vediamo il 28 agosto, gente!

martedì 14 agosto 2007

You had me at "hello"


Periodo strano, quest'estate.

Andate e ritorni, problemi, soluzioni, e, purtroppo, più di un amico a cui viene a mancare un parente, o comunque le cui condizioni non sono così buone.

E io, in tutto questo, che faccio?

Mi preparo per le vacanze, suono la chitarra, faccio baracca con gli amici, e, come di consueto, guardo un buon numero di film.

Con la differenza che, per motivi vari ed eventuali, mi sono buttato in un amarcord molto particolare, e mi sono rivisto cose come Vado a vivere da solo, con Jerry Calà e Grosso guaio a Chinatown - che non ha certo bisogno di presentazioni - ma anche pellicole come Giovani, carini e disoccupati, Prima dell'alba e, soprattutto, Jerry Maguire.

Quest'ultimo mi è sempre piaciuto, in modo particolare. E non tanto perchè ci sia una canzone di Bruce Springsteen, Secret Garden, o perchè, nonostante io sia un maschietto, mi siano quasi sempre piaciuti i film con Tom Cruise.

Mi piace l'idea. Mi piace il fatto che da un giorno all'altro tutto crolli addosso al protagonista, che continua ad andare avanti facendo quello in cui crede. Mi piace il fatto che in tutto questo riesca anche a trovare spazio per un unico, vero amico (Cuba Gooding Jr.). Mi piace il fatto che rinunci a tutto quello che era prima per sua moglie. Mi piace la tagline del poster originale, "The journey is everything", "Il viaggio è tutto", a significare che non è tanto quello che si trova alla fine del percorso l'importante, ma ciò che si prova durante.

Show me the money!

martedì 7 agosto 2007

Yippee-ki-yay, motherfucker

Ormai sono anni che guardo ogni sorta di telefilm americano, di cui sono appassionatissimo, direttamente in originale.
Inizialmente il motivo principale era quello che non avevo la minima voglia nè intenzione di aspettare i tempi biblici della Fox italiana, o ancora peggio dei signorotti di Mediaset e Sky, noti ai più per farci attendere anni prima di propinarci due puntate a botta, magari d'estate, magari cambiando la posizione in palinsesto a seconda di come si svegliano la mattina.

Ma poi la ragione vera è diventata un'altra.

Le voci. Il doppiaggio. L'adattamento.

L'attenzione che viene prestata ai serial è davvero minima, nonostante l'enorme successo che questi riscuotono in patria e che, lentamente, stanno cominciando ad avere anche da noi.

Al momento seguo Lost, Heroes, Prison Break, House MD e 24. Sembrano pochi, ma vi posso garantire che incastrarli nel corso della settimana, per mesi e mesi, senza perdere il filo, non è per niente facile.

Bè, a parte questo, vederli in originale è davvero un altro mondo. L'accento del sud di Sawyer in Lost, le varie parlate diverse degli eroi di Heroes (ho visto ieri la pubblicità di ciò che andrà in onda su Mediaset a settembre, la voce di Claire è orrenda), il tono basso e particolare di Scofield in Prison Break, la voce del tutto "americana" di House (l'attore è inglese) e il "yeah" caratteristico di Jack Bauer che risponde al telefono. Tutte cose che in italiano ci perdiamo, probabilmente perchè in quel momento gli adattatori erano in bagno, o avevano di meglio da fare.

Comunque sia, ormai quel problema non ce l'ho più: guardo il tutto direttamente in lingua originale, e quando prendo il dvd, sono liberissimo di continuare a guardarmelo così, con anche il beneficio del 5.1.

Detto questo, spesso mi riprometto anche di guardare i film in originale, ma poi la pigrizia prende il sopravvento, e quindi mi accascio davanti alle voci nostrane. Intendiamoci: i tempi del buon Ferruccio Amendola sono lontani, ma abbiamo ancora - per fortuna - un buon numero di doppiatori come si deve: Luca Ward, Pino Insegno, Tonino Accolla sono i primi nomi che mi vengono in mente, senza dimenticare le ottime "comparsate" di Giancarlo Giannini.

Ma non avevo la minima intenzione di aspettare gli insensati ritmi italici per guardare l'ultimo capitolo delle avventure di John McClane (in uscita il 26 ottobre da noi, fanalino di coda, probabilmente anche dopo l'Afghanistan) e il lungometraggio dei Simpson (credo settembre, ma posso sbagliarmi).
E così, grazie al buon vecchio muletto elettronico, mi sono messo sul divano e mi sono goduto i due filmoni, con tanto di voci originali e tutto il resto.

Live Free or Die Hard (o Die Hard 4.0, a piacimento) è un bel giocattolone da due ore piene, ritmo serrato, battute ironiche del buon vecchio Bruce Willis come se piovesse e ogni genere di mezzo distrutto: auto, moto, aerei, camion e via dicendo.
Qualche dubbio ce l'avevo, va detto. Ma, a parte un inizio un po' macchinoso, ogni sospetto viene fugato, e ci sta anche un bel plauso finale, visto che il film non sfigura davanti ai suoi tre predecessori, anzi.

The Simpsons Movie si presenta per quello che è: una superpuntatona da un'ora e venti circa, messa insieme da ben 11 sceneggiatori, e del tutto godibile, con gag buone e talvolta ottime (una su tutte quella dello Spider-Pig, eccelsa), un buon ritmo e una trama che riesce a reggere la durata della pellicola. Forse non siamo più davanti ai Simpson taglienti e cattivi degli inizi, ma il prodotto è comunque buono, e non ci si può lamentare. Un po' mi è spiaciuto guardare Homer senza la voce ormai familiare di Tonino Accolla, ma il buon Dan Castellaneta fa il suo bravo lavoro, e deposita sulle spalle del capofamiglia giallo quasi tutto il peso del film.

That's all, folks.

domenica 5 agosto 2007

Figli di Achille


Ieri mattina, alle 8.38, squilla il telefono. Di casa.

Ora, chi mi conosce sa che il sabato e la domenica mattina, soprattutto d'estate, non esistono. Al limite, forniscono quel po' di sonno e riposo necessario ad affrontare il day after e una nuova serata.

Quindi la cosa era davvero strana.

Non mi alzo in tempo, arrivo qualche secondo troppo tardi.

Guardo il numero. E' quello della mia morosa. Di casa.

Non poteva essere nulla di buono, non era mai successo che mi chiamasse a un'ora del genere di un giorno del genere.

E infatti, era appena mancata sua nonna.

Ora, al di là del fatto che già di per sè una notizia del genere non sia bella, riceverla di mattina presto, mentre si cerca di affrontare i postumi di una notte brava, regala un quadro della situazione grottesco, disarmante e abbastanza scomodo.

Non voglio perdermi in moralismi, non dirò cose come "la morte è brutta" o "sono sempre i migliori che se ne vanno per primi". Nè mi perderò in elogi e plausi della persona in sè: la conoscevo, certo, e mi stava anche simpatica (oltre ad essere un'ottima cuoca), ma non è questo il luogo nè il tempo di parlarne.

Ho un pessimo rapporto con la morte. Con la vecchiaia, le malattie, gli ospedali, la dipartita, i funerali, le ovvietà che ci si scambia nel tentativo di mettere in fila tre parole che potrebbero anche essere tralasciate.

Forse penso che un uomo debba vivere fino al massimo del suo splendore, non lo so. Forse in realtà non sopporto l'idea di perdere colpi piano piano, fino all'inevitabile fine, e quindi proietto questo pensiero sugli altri.

Non ne ho idea, ma sta di fatto che ho un pessimo rapporto con la morte. E' proprio una delle cose con cui riesco a dialogare molto difficilmente, e quindi, potendo, evito.

Quando è morta l'ultima nonna che mi era rimasta, non sono andato in ospedale a trovarla, e non sono nemmeno andato al funerale. Non mi importa nulla di cosa possano aver detto gli altri parenti, ma forse tornando indietro mi comporterei diversamente. O forse no, chi lo sa.

Non sono una persona paziente. Se potessi scegliere, preferirei una vita breve e gloriosa, piuttosto che lunga e tranquilla.

Proprio come Achille.

venerdì 3 agosto 2007

La ragazza del Jersey


Ascolto Tom Waits più o meno da sempre.

Ad alcuni album, come Blue Valentine, Alice e Mule Variations, sono molto legato, senza un motivo preciso.

Ma è dai solchi di Heartattack & Vine che viene fuori, grazie anche ad una strepitosa versione dal vivo eseguita da Bruce Springsteen non moltissime volte in carriera, la canzone a cui sono più affezionato:

Got no time for the corner boys, down in the street makin all that noise,
Don't want no whores on eighth avenue, cause tonight I'm gonna be with you.

Cause tonight Im gonna take that ride, across the river to the jersey side,
Take my baby to the carnival, and Ill take you on all the rides, sing sha la
La la la la sha la la la.

Down the shore everythings alright, you with your baby on a saturday night,
Don't you know that all my dreams come true, when I'm walkin down the street
With you, sing sha la la la la la sha la la la.

You know she thrills me with all her charms, when I'm wrapped up in my
Baby's arms, my little angel gives me everything, I know someday that she'll
Wear my ring.

So don't bother me cause I got no time, I'm on my way to see that girl of
Mine, nothin else matters in this whole wide world, when you're in love with
A jersey girl, sing sha la la la la la la.

And I call your name, I cant sleep at night, sha la la la la la la.

giovedì 2 agosto 2007

10.25


Il 2 agosto 1980 un attentato vigliacco, insensato e crudele falciava 85 persone, bloccando per sempre l'orologio della stazione di Bologna e imprimendo nella memoria storica la posizione di quelle due lancette.

Non posso ricordarlo, all'epoca avevo poco più di un anno, quello che so l'ho letto sui giornali e sentito in televisione.

Non è ancora tutto chiaro, ci sono ancora degli angoli bui dietro lo scoppio della bomba, e nel giorno del 27mo anniversario, è un silenzio che fa ancora più rumore.

Francesco Guccini, in una realtà avulsa da quel 2 agosto, in un'epoca appena precedente, scriveva La Locomotiva, e gli ultimi versi mi sembrano più che mai un degno epitaffio:

...e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l'ingiustizia
lanciata a bomba contro l'ingiustizia
lanciata a bomba contro l'ingiustizia.